Agenda 2030 degli Ordini degli Architetti PPC delle Province di BOLZANO e TRENTO

Sostenibilità nell’ambiente costruito e sociale

Sostenibilità nell’ambiente costruito e sociale

17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile
Nella definizione delle strategie mondiali volte al raggiungimento di uno sviluppo realmente sostenibile, l’Agenda 2030, sottoscritta nel 2015 dai governi dei Paesi membri delle Nazioni Unite, rappresenta attualmente il principale riferimento internazionale. Il documento individua 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs), inquadrati all’interno di un programma d’azione costituito da 169 target o traguardi, a essi associati, da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.
Gli obiettivi prefissati hanno una validità globale, riguardano e coinvolgono tutti i Paesi e le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e della cultura, costituendo una base comune da cui partire per rinnovare il mondo e renderlo sostenibile. Attraverso questi obiettivi vengono affrontate in maniera equilibrata le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (economica, sociale e ambientale) allo scopo di porre fine alla povertà, abolire le disparità, affrontare i cambiamenti climatici, costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani.
Parlando di sostenibilità, anche se secondo un approccio architettonico-urbanistico-territoriale, non si può comunque prescindere da questa visione strategica e programmatica. L’esercizio svolto dagli Ordini degli APPC di Trento e Bolzano nel tracciare una via verso una Regione sostenibile è consistito, dunque, nel raccogliere le principali esigenze, istanze e prospettive auspicabili rispetto all’ambiente costruito e nel metterle a sistema in relazione alla tassonomia dei 17 Obiettivi. Naturalmente, alcuni di questi sono più strettamente interconnessi alle tematiche specifiche del settore, mentre, a prima vista, altri sembrerebbero fuori portata.
L’attività del gruppo di lavoro, ha avuto esiti estremamente interessanti, dimostrando come il contributo del mondo delle costruzioni possa essere esteso, in misura variabile, all’intera questione dello Sviluppo Sostenibile.
Secondo questa visione, i 17 punti riportati di seguito interpretano in chiave architettonica, urbanistica e territoriale i relativi SDGs, con uno sguardo focalizzato sulle realtà locali, ma senza trascurare la visione globale.

Il gruppo di lavoro delegato dai due consigli degli Ordini di BZ e TN è composto da:
Niccolò Aste, Matteo Bolgan, Virna Bussadori, Nicola Chiavarelli, Mauro Marinelli, Stefano Peluso, Giorgio Tecilla, Ingrid Tosoni, Anna Viganò, Tullio Zampedri

Deliberato dai consigli degli Ordini degli Architetti PPC delle Province di Bolzano e Trento a novembre 2023.

L'agenda da scaricare in formato PDF
 
È innegabile che la nostra regione rappresenti una realtà privilegiata a livello nazionale ed europeo, se non addirittura mondiale. Qualità ambientale, sociale ed economica si intersecano, si integrano e si completano vicendevolmente in un contesto privilegiato, caratterizzato da livelli di benessere mediamente elevati. La regione gode di ampi spazi agricoli, verdi e boschivi, con panorami di eccezionale bellezza e attrattività, in cui si inseriscono nuclei urbani e infrastrutture con una generale attenzione per un’integrazione coerente e armonica nel territorio. Le articolate vicende storiche dell’ultimo secolo hanno condotto a un modello positivo di risoluzione di contese etnico-territoriali, che è divenuto esemplare sulla scena politica internazionale per quanto riguarda le modalità di risoluzione di controversie geopolitiche. Pur con significative differenze tra le due province, settori importanti come agricoltura, industria, commercio e turismo hanno raggiunto traguardi ragguardevoli, con evidenti ricadute sull’assetto territoriale e sull’economia locale.
Non si deve pensare che questi risultati siano stati raggiunti senza una continua profusione di impegno, sforzi e azioni concrete nel tempo, che hanno condotto a una situazione di generale eccellenza basata, tuttavia, su un sistema delicato di equilibri che richiede una continua attenzione per essere preservato e, se possibile, ulteriormente sviluppato.
In questo contesto, edifici, città e infrastrutture rappresentano l’ossatura di base dell’intero territorio, cui danno identità, sostanza e supporto. Di conseguenza, la pianificazione e la gestione ai diversi livelli dell’ambiente costruito assumono un ruolo di primaria importanza.
Parlando di Sviluppo Sostenibile e della relativa triangolazione sociale, economica e ambientale, nella nostra regione, come nel resto del mondo, non si può trascurare il peso dell’intero comparto edilizio. Basti pensare che, all’interno dell’Unione Europea, il settore delle costruzioni è responsabile del 40 per cento delle emissioni inquinanti, del 50 per cento dell’estrazione di materie prime, del 40-50 per cento del consumo totale di energia, del 30 per cento dei consumi idrici, del 30 per cento della produzione di rifiuti. A ben vedere, la situazione locale è meno drastica, grazie alla particolare configurazione del territorio, ma anche a politiche lungimiranti, come ad esempio l’intensificazione progressiva dello sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile e lo sviluppo di competenze specifiche in materia di efficienza energetica. A questi aspetti positivi si contrappongono, però, alcune fragilità intrinseche nella peculiarità del nostro territorio, come la maggiore suscettibilità delle aree alpine rispetto agli effetti del riscaldamento globale. Attualmente le azioni più urgenti sono da incentrare nella lotta al cambiamento climatico e nella rapida diminuzione delle emissioni inquinanti. Tutto quanto riguarda le possibilità di riduzione del consumo di combustibili fossili, dunque, dev’essere considerato obiettivo prioritario.
Di nuovo, allora, si torna ad analizzare una situazione di relativo vantaggio, rispetto ad altri contesti, ma inevitabilmente riemerge la necessità di consolidamento e aggiornamento dello status quo in relazione alle nuove criticità e sfide poste dalla congiuntura attuale e dagli sviluppi previsti per i prossimi decenni.
Se ci si interroga su come architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, nonché tutti gli operatori del settore edilizio, possano contribuire allo sviluppo sostenibile della nostra regione, le risposte possono essere molteplici, in relazione alla variabilità dei livelli e dei contesti di intervento. In questa sede si è tentato di individuare alcuni ambiti principali, elaborando una visione di certo soggettiva, ma a nostro avviso sufficientemente esaustiva, ancorché ampliabile e integrabile da tutti i soggetti coinvolti e interessati.
Partendo dalla scala territoriale, l’attenzione converge necessariamente sulla pianificazione generale, che si deve muovere consapevolmente tra dinamiche differenti, cercando di bilanciare anche gli aspetti conflittuali. Per portare un facile esempio: la concessione di bonus volumetrici per l’efficientamento energetico degli edifici innalza la qualità ambientale di quest’ultimi, ma se non opportunamente calibrata, rischia di provocare un’espansione incontrollata delle aree periferiche, con inevitabili ripercussioni su mobilità e territorio. Un altro tema importante è quello del turismo, risorsa indubbiamente strategica, che tuttavia dev’essere opportunamente controllata e gestita perché non generi, al contrario, fenomeni di depauperazione e snaturamento del contesto in cui prolifera.
Le differenti realtà locali meritano attenzioni specifiche e soluzioni dedicate, che però devono rientrare in una visione complessiva, olistica e organica, fatta di previsioni, azioni, misure di accompagnamento e compensazione.
 
A livello urbanistico si richiede un’attenzione particolare verso le cosiddette operazioni di rigenerazione, ma anche per quelle di completamento e per quelle, meno diffuse, di ampliamento. L’obiettivo di una città o di un insediamento sostenibile è quello di costituire una realtà salubre, inclusiva, accessibile e sicura, capace di favorire, per quanto possibile, il benessere sociale. In questo senso devono essere bilanciate le iniziative economiche e imprenditoriali con le esigenze della collettività, al fine di creare una reciprocità di interessi condivisi. Anche in questo ambito, l’efficientamento energetico deve essere posto in evidenza e il paradigma da seguire pare essere quello della smart city, che connette edifici intelligenti, alimentati da fonti rinnovabili, in una rete di interscambio capace di ottimizzare generazione e consumo (ad esempio di elettricità fotovoltaica).
La dimensione architettonica, infine, rappresenta per l’ambiente costruito l’elemento di base: edifici sostenibili si aggregano in città sostenibili che si inseriscono in un territorio sostenibile nel suo complesso. Con particolare riferimento all’Alto Adige, ma senza trascurare la provincia gemella, le pratiche costruttive locali vantano una lunga tradizione di attenzione per l’ambiente e gestione razionale dei consumi energetici. Non si può non menzionare l’operazione Casa Clima, che ha anticipato di diversi anni gli obiettivi di efficienza energetica e di sostenibilità in edilizia, costituendo uno standard di riferimento anche su scala internazionale. Il successo dell’iniziativa è stato sicuramente supportato da una filiera locale di prodotti e materiali di alta qualità, capaci di coniugare innovazione e tradizione nel perseguimento della prestazione.
Il vantaggio competitivo acquisito, tuttavia, necessita di costante consolidamento e rinnovamento, soprattutto all’interno di un panorama come quello globale, che ha recepito pienamente le istanze dell’Architettura Sostenibile e fornisce continuamente nuove risposte e soluzioni. Stanno anche cambiando le esigenze funzionali da soddisfare, come ad esempio il bilanciamento tra consumi per la climatizzazione invernale e quella estiva, con quest’ultima in continua crescita. Il rischio è quello di un appiattimento su posizioni consolidate, che potrebbero dimostrarsi addirittura superate in un futuro non troppo lontano. In generale, poi, si registra una certa incapacità di sviluppare, o ripensare, un linguaggio architettonico locale, capace di interpretare e rappresentare il carattere e la qualità delle nuove generazioni di edifici, all’insegna della necessaria evoluzione eco-compatibile. Ancora un esempio esplicativo: l’integrazione edilizia delle fonti rinnovabili coincide nella maggior parte dei casi con l’installazione di moduli fotovoltaici sulle superfici d’involucro. Questi, tuttavia, vengono percepiti dalla maggior parte dei progettisti come elementi intrusivi, di indubbia utilità, ma di altrettanto innegabile scarsa qualità estetica. Il risultato è che, più che all’integrazione, si assiste a una giustapposizione forzata, mitigata da tentativi più o meno riusciti di mimetizzazione o di occultamento.
In considerazione delle radici multiculturali della nostra regione, infine, un orientamento importante per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità nel campo della pianificazione, dell’urbanistica e della progettazione architettonica potrebbe essere individuato nel New European Bauhaus, l’iniziativa ambientale, economica e culturale recentemente avviata dalla Commissione Europea per supportare la transizione ecologica nell’ambiente costruito, coniugando obiettivi climatici, circolarità, biodiversità, estetica e inclusività.
D’altronde, il Movimento Moderno, cui devono essere ascritti il Bauhaus e il Razionalismo, ha rappresentato uno dei punti più alti del pensiero architettonico di matrice tedesca e uno dei punti di riferimento più importanti per le migliori architetture italiane. In una regione in cui le due etnie e le rispettive culture hanno raggiunto un efficace (e proficuo) equilibrio di coesistenza, le reciproche peculiarità e potenzialità potrebbero convergere in un modus costruendi innovativo e in grado, nella sua capacità di interpretare e supportare lo sviluppo sostenibile, di fondere i caratteri salienti della tradizione progettuale e realizzativa di entrambe le parti.
Bolzano, novembre 2023
 
Questa riflessione sul concetto di “sostenibilità”, nasce dalla volontà di superare le definizioni generiche e ambiguamente onnicomprensive che si sono nel tempo affermate e dal desiderio di avanzare alcune proposte aderenti alla realtà regionale e alla pratica professionale.
Partendo dal presupposto che la sostenibilità dei processi debba essere perseguita attraverso azioni volte ad aumentare la qualità anche percettiva degli spazi che ci ospitano, questo documento esplora temi e prospettive di lavoro con la volontà di superare un’interpretazione che appare troppo spesso, appiattita sui soli obiettivi di natura prestazionale, identificati con standard quantitativi “misurabili”.
La crisi ambientale e culturale che caratterizza il nostro presente sta generando una pericolosa mancanza di visioni e di progettualità e il prevalere di un sentimento opprimente di paura del futuro che si traduce troppo spesso in un passivo e sterile immobilismo. Sentimenti condivisi anche dal mondo della nostra professione, in cui il timore di agire, viene amplificato dalla presenza ossessiva di regole di carattere spesso solo formale, gestite con approcci burocratici che tolgono spazio all’innovazione, alla creatività e alla capacità di ideazione che è da sempre elemento qualificante della pratica professionale dell’architetto.
Nelle fasi di crisi come quella contemporanea riteniamo necessario immaginare il futuro, anziché fuggire da esso, guardando avanti con un ottimismo concreto e orientato all’azione, supportato da una committenza lungimirante e consapevole dei valori in gioco.

Non è sostenibile una progettazione che non tenga conto delle proprie implicazioni, anche solamente riferite a materiali e risorse impiegate. Non è sostenibile non avere contezza di quanto alteriamo l’ambiente (naturale, sociale, produttivo) con l’azione progettuale. Non è sostenibile la sola attenzione al costo economico delle opere, senza considerare il loro valore in quanto fattori permanenti di trasformazione dello spazio. Non è sostenibile l’assenza di consapevolezza sulla necessità di relazionarsi con il concetto di limite.

Nell’attività professionale è necessario assumere un atteggiamento etico di ritrovata “messa a servizio” e un rinnovato coraggio attraverso i quali ricostruire un approccio flessibile che ponga attenzione alle “regole” che l'intorno ci detta, con limiti ed opportunità. Un approccio non timido, ma rispettoso, che si nutre del limite, operando una sintesi tra le forze che agiscono nell’ambiente e il valore funzionale, espressivo e simbolico che ogni opera rappresenta per i singoli e le comunità.

Questo documento assume un punto di vista trasversale, attento alle specificità dei territori evidenzia alcuni temi prioritari:

La riaffermazione del ruolo progettuale della pianificazione territoriale e urbanistica.
Gli obiettivi dell “Agenda 2030” devono poggiare su strumenti in grado di tradurre quella visione di futuro in nuovi assetti condivisi e in nuovi spazi di vita. In tale prospettiva è fondamentale riaffermare il ruolo della pianificazione territoriale e urbanistica, quale strumento in grado di capire e orientare i grandi cambiamenti (sociali, ambientali, economici…) che stanno dettando il ritmo contemporaneo.
Va segnalato come – invece - la pianificazione stia progressivamente perdendo il proprio ruolo di strumento progettuale nato per tradurre le visioni di futuro. Questo processo di “perdita di senso”, si concretizza in una bizzarra inversione del rapporto gerarchico, che dovrebbe anteporre le finalità strategiche agli strumenti procedurali. Il vuoto di idee progettuali viene così troppo spesso colmato con una ridondanza di regole e procedure accompagnate da un diffuso ricorso a meccanismi derogatori, spesso incontrollati. Una sorta di ritualizzazione dei processi di gestione urbanistica che svilisce la disciplina, privando spesso di senso gli stessi piani.
In coerenza allo spirito di “Agenda 2030”, la riaffermazione della nobile natura progettuale dei piani non può prescindere dalla condivisione sociale delle scelte e dal ricorso ad approcci multidisciplinari. Gli strumenti partecipativi devono assumere un rilievo centrale nelle diverse fasi dei processi di pianificazione, superando il carattere formale che troppo spesso li contraddistingue. Va definitivamente superato il ricorso allo strumento dello “zoning” e alle regole centrate su parametri geometrici. Tali strumenti rendono infatti statico e poco flessibile lo strumento urbanistico, generando un grave impoverimento dei tessuti urbanizzati sia sotto il profilo morfologico sia relativamente alla loro composizione funzionale.

La sostenibilità come chiave per garantire qualità agli spazi di vita.
Nella gestione degli spazi e delle risorse, sempre più esigue e fragili, la sostenibilità è tale solo quando i processi di trasformazione tengono conto della complessità dei fattori in gioco. Tale complessità non può essere gestita con i soli strumenti di un tecnicismo che si fonda sul dogma della misurabilità dei fenomeni, in una logica puramente prestazionale, che trascura gli aspetti percettivi, psicologici e simbolici che da sempre l’uomo attribuisce al suo modo di gestire lo spazio, trasformandolo. Le pratiche progettuali e di pianificazione, multidisciplinari e lungimiranti per definizione, sono gli strumenti da cui partire, generosi nel tempo e nelle energie da dedicargli, in quanto capaci di assicurare sostenibilità alle azioni di trasformazione, in un’ottica di integrazione, interazione in sinergia tra pianificazione urbana e territoriale e progettazione architettonica e paesaggistica.

Lo studio dei fenomeni e la diffusione delle conoscenze.
La scienza e la tecnica possono perseguire uno sviluppo realmente sostenibile, in un sistema di reti e condivisione del know how imprescindibile. Con informazioni sociologiche, analisi ambientali ed ecosistemiche, la tecnologia è in grado di fornire basi conoscitive diversificate e dettagliate. Strumenti fondamentali per governare la complessità contemporanea e attivare percorsi virtuosi di progettazione. Un patrimonio di conoscenze che deve diventare pubblico ed aperto a tutti, tale da favorire un suo impiego intelligente ed efficace.

La capacità di adattarsi alle trasformazioni, l’accoglienza e la versatilità degli spazi.
In un sistema sempre più complesso, in cui grandi cambiamenti (di origine climatica e ambientale, sociale, geopolitica, ecc.) continuano a mettere alla prova “l’ordine delle cose”, è fondamentale che le città, i territori e le comunità si rendano in grado di saper accogliere. Donne e uomini con le loro differenze e individualità, devono tornare al centro della progettazione edilizia e della pianificazione a scala urbana e territoriale. Il nostro tempo è un tempo di migrazioni e spostamenti, di cambiamento, in cui il concetto di “residenza” diventa variabile nel tempo e nello spazio, assumendo confini sempre più labili. A questa sfida dobbiamo presentarci con l’umiltà di accettare i cambiamenti ai nostri progetti, concentrandoci sulla capacità di resilienza e modulazione di spazi pubblici, privati e ambienti domestici. Dobbiamo essere pronti ad accogliere, a creare una casa multiculturale e inclusiva per tutti, progettando con efficacia l’accessibilità, nell’ottica della mutevolezza.

L’uso responsabile delle risorse e l’attenzione per la bellezza dei nostri spazi di vita.
In un mondo limitato è fondamentale arrestare il consumo di suolo, fenomeno che rappresenta il nostro rapporto squilibrato con lo spazio e con le risorse a disposizione. Le scelte politiche e le azioni progettuali non possono più prescindere da un panorama fatto di risorse scarse e dalla necessità di agire in termini di resilienza e adattamento.
Una sfida etica, ineludibile e stimolante per tutti. Il cambio di passo che il nostro tempo di crisi ci impone, va affrontato escludendo approcci massimalisti e ideologici, per lasciare spazio a nuovi apprendimenti: cura del paesaggio, attenzione alla bellezza e all’ospitalità degli spazi, efficienza energetica, qualità architettonica degli edifici e delle infrastrutture, cura del verde,  mobilità, sono istanze che devono trovare una conciliazione mediando la complessità.

La necessità di recuperare una visione unificante.
Veniamo da una tradizione di pianificazione basata sullo strumento dello “zoning”: aree residenziali e produttive, territorio aperto, natura, ruralità. Termini e definizioni che nel tempo abbiamo assunto per categorizzare una complessità travolgente. Elementi che oggi diventano costrizioni e forzature che ci impediscono di guardare al territorio e al paesaggio per quello che è: un ecosistema, composto da fitte relazioni sinergiche, corrette o tossiche che siano. Dobbiamo andare oltre alle demarcazioni che noi stessi abbiamo costruito per assumere nuove visioni centrate sulla consapevolezza delle relazioni che legano esseri viventi, luoghi, elementi. Non basta avere una grande quantità di strumenti e assunzioni, ma essere portatori di una conoscenza delle dinamiche esistenti e future presenti nello spazio fisico, nell’ecosistema economico, ecologico, sociale, tecnologico locale, nei luoghi. Vedere quali sono le regole che compongono quel luogo per generare buona architettura, che seppur in alterazione allo stato delle cose, contribuiscono ad uno sviluppo degli ecosistemi, rispettoso di tutti i suoi “abitanti”.

Trento, novembre 2023
Obiettivo 1: SCONFIGGERE LA POVERTÀ

Obiettivo 1: SCONFIGGERE LA POVERTÀ

Porre fine a ogni forma di povertà nel mondo
La nostra cultura edilizia locale, eticamente responsabile e orientata al sociale, deve porre al centro dell’attenzione le necessità delle persone e il benessere collettivo. Il dibattito sulla disponibilità di alloggi nella nostra Regione non dovrebbe essere sacrificato agli interessi finalizzati a un profitto a breve termine. Le esigenze della collettività, come ad esempio le necessità abitative, l’accessibilità, gli affitti economicamente sostenibili, la partecipazione e l’integrazione, dovrebbero essere parte sostanziale di tutti i processi edilizi.
Un lavoro dignitoso è fondamentale per la realizzazione personale e il progresso sostenibile, contribuendo così alla lotta contro la povertà. È importante controllare le condizioni di lavoro lungo tutta la filiera lavorativa. L’obiettivo è di garantire che tutti i lavoratori abbiano condizioni eque e sicure, indipendentemente dalla loro posizione nella catena di produzione. Si dovrebbero dunque attuare delle opportune misure di controllo volte a promuovere la responsabilità sociale, proteggere i diritti dei lavoratori e, in ultima analisi, migliorare le condizioni di vita dei dipendenti.
Possiamo contribuire a contrastare l’emarginazione sociale impegnandoci per garantire condizioni di lavoro, affitto e proprietà improntate a una maggiore equità.
 
Obiettivo 2: SCONFIGGERE LA FAME

Obiettivo 2: SCONFIGGERE LA FAME

Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione, promuovere un’agricoltura sostenibile
La rapida diminuzione della biodiversità rappresenta, insieme al cambiamento climatico, una delle principali minacce alla sopravvivenza umana. Le criticità non riguardano solo Paesi lontani, ma anche la nostra Regione. L’estrazione e l’utilizzo delle risorse naturali, così come l’espansione delle aree urbane attraverso le costruzioni e la cementificazione di spazi aperti e strade, comportano la distruzione degli ecosistemi naturali. Il cambiamento climatico sta distruggendo le nostre risorse naturali e favorisce la sopravvivenza di specie invasive. La minaccia alle nostre foreste è difficile da ignorare.
La valorizzazione dei nostri sistemi agricoli e alimentari è di fondamentale importanza nel perseguire il miglioramento della qualità della nostra alimentazione. Mediante la promozione mirata della produttività agricola a livello regionale, non solo consolidiamo l’autosufficienza, bensì favoriamo pratiche ecologicamente sostenibili. È essenziale riconoscere il valore sociale del contadino. L’agricoltura deve assicurare una sicurezza economica a lungo termine andando a costituire così una base sostenibile per il futuro dei nostri sistemi alimentari.
Dobbiamo contrastare il consumo di suolo, preservare e promuovere le aree verdi, i terreni non urbanizzati e gli ecosistemi naturali, favorendo la diversità invece delle coltivazioni monospecifiche. La biodiversità vegetale in un determinato ambiente crea opportunità di habitat e fornisce risorse essenziali a un’ampia varietà di specie animali. Nell’analisi della fattibilità economica dei progetti di trasformazione dell’ambiente costruito, è importante considerare i benefici ecologici forniti dagli ecosistemi naturali alla società. Aumentare la densità abitativa non dovrebbe significare aumentare l’impermeabilizzazione del suolo. La pianificazione del paesaggio deve diventare una componente fondamentale in tutti i processi di pianificazione.
 
Obiettivo 3: SALUTE e BENESSERE

Obiettivo 3: SALUTE e BENESSERE

Assicurare la salute e il benessere per tutti e a tutte le età
Le condizioni di salute e benessere psicofisico delle persone sono strettamente interconnesse alla qualità e alla fruibilità dell’ambiente costruito. In questo senso, il contributo richiesto a progettisti e pianificatori è volto alla realizzazione di città salubri, armoniosamente integrate nel territorio, il più possibile strutturate secondo logiche di metabolismo biologico (ad esempio attraverso il potenziamento delle aree verdi e il totale ripensamento del sistema del traffico).
A scala edilizia, inoltre, è necessario prevenire, già nelle fasi progettuali, l’inquinamento da sostanze chimiche pericolose e la contaminazione di aria, acqua e suoli (ad esempio attraverso un’accurata selezione dei materiali e delle relative modalità di impiego). Devono essere, inoltre, posti al centro dell’attenzione del pensiero architettonico alti standard di comfort termoigrometrico, acustico, luminoso e di qualità dell’aria interna, tramite l’ampliamento e l’approfondimento delle competenze specifiche dei professionisti in tal senso.
Un ultimo, ma non meno importante, aspetto da considerare è l’attenzione verso l’inevitabile invecchiamento relativo della popolazione e la necessità di adeguare edifici e città alle necessità delle fasce più anziane.
 
Obiettivo 4: ISTRUZIONE di QUALITÀ

Obiettivo 4: ISTRUZIONE di QUALITÀ

Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti
La scienza e la tecnica, se adeguatamente orientate, possono perseguire uno sviluppo realmente sostenibile, in un sistema di reti di comunicazione e condivisione di know-how che appare sempre più imprescindibile.
La consapevolezza e la competenza rispetto agli obiettivi di sostenibilità globali e locali consentono di tenerli nella giusta considerazione nei processi decisionali, con particolare riferimento a quanto accade a livello regionale. Si rivela quindi necessario comprendere le specifiche esigenze e sfide locali al fine di potervi rispondere efficacemente.
Una comprensione completa e la collaborazione tra diverse discipline, tra cui architettura, pianificazione urbana, scienze ambientali, sociali, antropologiche ed economiche, sono essenziali. I nostri decisori provinciali e comunali devono creare opportunità di interconnessione e scambio di esperienze e promuovere l’attuazione dei risultati ottenuti.
Lo sviluppo di una cultura edilizia sostenibile dipende principalmente dalla sensibilizzazione. Una cultura edilizia di successo si basa sulla percezione della sua essenzialità da parte della collettività. Una cultura edilizia lungimirante, orientata all’ambiente, contribuisce al progresso sostenibile dei paesaggi urbani e rurali, promuovendo pratiche di costruzione e di vita sostenibili.
In questo senso, collaborazioni e scambi culturali con istituzioni educative favoriscono la promozione dell’istruzione sulla sostenibilità, dando vita a un patrimonio di conoscenze che deve diventare pubblico e aperto a tutti, tale da favorire un suo impiego intelligente, che guardi all’efficacia del progetto territoriale e urbano.
 
Obiettivo 5: PARITÀ di GENERE

Obiettivo 5: PARITÀ di GENERE

Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze
Nella pianificazione è fondamentale prevedere adeguate disponibilità di servizi e strutture che consentano alle donne di coniugare al meglio le loro necessità private, familiari e lavorative. La disponibilità e la facile raggiungibilità di tali servizi e infrastrutture deve essere garantita nelle scelte di piano.
La sicurezza dei luoghi pubblici deve altresì essere oggetto di valutazione in fase di approvazione dei progetti. Sono da evitare luoghi, spazi urbani e infrastrutture che possano favorire esclusione e violenza.

 
Obiettivo 6: ACQUA PULITA e SERVIZI IGENICO-SANITARI

Obiettivo 6: ACQUA PULITA e SERVIZI IGENICO-SANITARI

Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e servizi igienici per tutti
A causa dei cambiamenti climatici e della crescita demografica, la protezione delle falde acquifere è un tema cruciale. Le precipitazioni nevose in Regione sono diminuite del 20-30 per cento in quarant’anni, comportando gravi conseguenze sul livello delle acque sotterranee, su cui il Trentino-Alto Adige dipende per oltre il 90 per cento.
Per affrontare questa sfida, le politiche urbanistiche e architettoniche devono promuovere un uso responsabile e circolare dell’acqua e controllare l’espansione urbana riducendo l’impermeabilizzazione del suolo. A livello di edificio, si deve favorire l’adozione di pratiche gestionali e tecnologie volte alla realizzazione di un ciclo integrato dell’acqua (reti duali, accumuli, depurazione e riutilizzo), capace di salvaguardare la risorsa idrica e ridurre gli impatti legati al suo utilizzo.
Queste azioni sono necessarie per preservare le risorse vitali per l’agricoltura e l’ecosistema, riducendo l’impatto ambientale.
 
Obiettivo 7: ENERGIA PULITA e ACCESSIBILE

Obiettivo 7: ENERGIA PULITA e ACCESSIBILE

Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni
In Trentino-Alto Adige la distribuzione dei consumi energetici complessivi è allineata ai valori europei, con una quota di quasi il 50 per cento ascrivibile al settore edilizio. I nuovi standard promossi dalla UE individuano, per i prossimi anni, l’ambizioso obiettivo dello Zero Energy Building.
Pur partendo da livelli mediamente avanzati, a scala locale è necessario aumentare ulteriormente l’efficienza energetica degli edifici e lo sfruttamento di energia rinnovabile autoprodotta. Il raggiungimento di questo obiettivo implica lo sviluppo di una cultura energetica della progettazione architettonica e urbanistica capace addirittura di superare, attraverso l’approfondimento di conoscenze e competenze specifiche, la mera applicazione di protocolli di riferimento, al fine di sviluppare un linguaggio originale volto a incrementare i livelli prestazionali, ma senza trascurare gli aspetti percettivi, psicologici e simbolici che da sempre l’uomo attribuisce al suo modo di gestire lo spazio, trasformandolo. In sostanza, si tratta di integrare le istanze energetiche nell’aspetto, nella forma e nell’organizzazione di edifici e città (dallo smart building alla smart city, alla smart grid), dando spazio all’innovazione e alla capacità di ideazione che sono da sempre elementi qualificanti della pratica professionale dell’architetto.
 
Obiettivo 8: LAVORO DIGNITOSO e CRESCITA ECONOMICA

Obiettivo 8: LAVORO DIGNITOSO e CRESCITA ECONOMICA

Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva, un lavoro dignitoso per tutti
Il modello socioeconomico alla base della nostra Regione è sottoposto da diverso tempo a forti pressioni economiche, sociali e ambientali. Si tratta di un modello che promuove un consumismo non commisurato al reale potere d’acquisto e non rispondente alle esigenze di sostenibilità. Il nostro territorio, che per secoli è stato il luogo della resistenza al cambiamento, in questi ultimi decenni vive un’inesorabile trasformazione. Uno degli elementi destabilizzatori di imponente portata economica è il turismo, che si concretizza come un’interferenza all’interno del tessuto dei rapporti spaziali e delle forme architettoniche. Di fronte a questo fenomeno la reazione è spesso scomposta: si oscilla tra la difesa di posizioni conservatrici e la svendita acritica del patrimonio culturale e identitario della propria comunità. Il pericolo è quello della strumentalizzazione del paesaggio fino a uscire dai binari della realtà, andare oltre i suoi confini, trasformare la natura in qualcosa di artificiale, a uso e consumo del turista. L’impatto del turismo deve essere gestito con lungimiranza e attenzione. Il settore, sebbene di estrema importanza per l’intera Regione, non ha solo ricadute dirette dal punto di vista ambientale, come il sovraccarico delle infrastrutture e l’aumento del consumo di suolo (anche in aree dall’elevato valore paesaggistico), ma può avere anche un ritorno negativo in termini culturali e sociali. Si tende, infatti, a imporre un modello iconico che preceda e sovrasti il reale. Una delle conseguenze di tutto ciò è che il paesaggio-icona costituisca il modello di riferimento sia per i progettisti che per i committenti. Quando chi progetta il paesaggio e l’architettura tenta di risalire allo stereotipo della perfezione originaria, giunge a produrre menzogne formali sullo sfondo di una natura puramente scenografica. Le transizioni economiche, demografiche e ambientali ci costringono ora a pensare a un modello di sviluppo urbano alternativo su scala territoriale, di conseguenza va riconsiderato anche il ruolo del turismo. Pensare e progettare in maniera sostenibile significa necessariamente pensare e (ri)progettare comunità, economie e stili di vita.
 
Obiettivo 9: IMPRESE, INNOVAZIONE e INFRASTRUTTURE

Obiettivo 9: IMPRESE, INNOVAZIONE e INFRASTRUTTURE

Costruire una infrastruttura resiliente, promuovere l’industrializzazione inclusiva e sostenibile e sostenere l’innovazione
L’innovazione in architettura non deve necessariamente comportare solo la creazione di nuove tecnologie, ma può anche includere il recupero di tecniche costruttive del passato. Queste rispecchiavano già alcuni canoni odierni di “sostenibilità”, come l’adattabilità al contesto, l’identità locale e l’economicità, utilizzando materiali locali e richiedendo minori risorse. Tale approccio favorisce la conservazione delle tradizioni e l’uso saggio delle risorse. In sintesi, recuperare e adattare tecniche costruttive del passato può rappresentare un atto di estrema innovazione e guidare l’architettura sostenibile, rispettando le diversità culturali e promuovendo la resilienza e l’adattabilità nel tempo.
 
Obiettivo 10: RIDURRE le DISUGUALIANZE

Obiettivo 10: RIDURRE le DISUGUALIANZE

Ridurre le diseguaglianze all’interno dei, e fra i, Paesi
La pianificazione urbana e l’architettura hanno contribuito all’aggravarsi delle diseguaglianze, trascurando le aree più marginali e creando una netta divisione tra centro urbano e periferia. Queste politiche hanno portato a una mancanza di servizi e una diminuzione della qualità della vita per coloro che vivono in aree non centrali. La zonizzazione rigida ha creato città compartimentate, in cui sono necessari lunghi spostamenti tra luoghi di lavoro, domicilio e spazi ricreativi. L’accesso all’abitazione è sempre più elitario a causa dei costi elevati, amplificando le diseguaglianze sociali. Le future politiche devono ricucire il tessuto urbano, migliorando il sistema dei trasporti pubblici e promuovendo una mescolanza di funzioni, ceti sociali e di generazioni. Queste azioni hanno il potere di contribuire a distribuire equamente le risorse, migliorando il benessere generale e la coesione sociale.

 
Obiettivo 11: CITTÀ e COMUNITÀ SOSTENIBILI

Obiettivo 11: CITTÀ e COMUNITÀ SOSTENIBILI

Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
Obiettivo primario per le nostre città e i nostri paesi è la messa in sicurezza sia contro gli effetti da cambiamento climatico e calamità naturali, sia contro i pericoli dovuti alle attività umane (traffico, emissioni, ecc.) così come da azioni di devianza e criminalità.
La progettazione urbanistica ed edilizia deve rivolgere particolare attenzione alla riqualificazione degli spazi ai fini della loro resilienza – aumentando la dotazione di aree verdi e blu – e della loro sicurezza – agendo in modo integrato sulle funzioni, sul disegno degli spazi, sui trasporti, sugli orari, sull’illuminazione, sulla visibilità, sulla qualità degli interventi. Interventi pubblici e privati devono essere accompagnati da adeguate garanzie di manutenzione e rinnovamento del patrimonio edilizio e urbanistico al fine di impedirne il degrado. La progettazione degli spazi urbani e dei servizi pubblici deve interiorizzare l’attenzione alla vivibilità, all’accessibilità e alla fruibilità pubblica in condizioni di sicurezza di spazi e luoghi urbani.
La pratica della pianificazione, multidisciplinare e lungimirante per definizione, è lo strumento da cui partire, in quanto soluzione capace di assicurare sostenibilità alle scelte progettuali in un’ottica di integrazione e interazione tra pianificazione urbana e territoriale e progettazione architettonica e paesaggistica.
Efficienza energetica, salubrità, qualità di edifici, città e territori sono istanze che devono trovare una conciliazione attraverso processi capaci di gestire la complessità e le reciproche interazioni.
 
Obiettivo 12: CONSUMO e PRODUZIONE RESPONSABILI

Obiettivo 12: CONSUMO e PRODUZIONE RESPONSABILI

Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
È opinione sempre più condivisa che l’ambiente urbanizzato non segua un percorso immodificabile, ma abbia la capacità di rigenerarsi al suo interno, di superare un ciclo di vita e di declino reinterpretando sé stesso. Il tema del riciclo del territorio, delle città e dei relativi materiali conduce alla definizione di un punto di vista innovativo: il concetto di ciclo di vita può essere ampliato superando la scala dei materiali da costruzione per giungere alla scala della pianificazione urbana. Se il tema del riciclo degli scarti del processo costruttivo è argomento già dibattuto e in parte già normato, gli scarti generati dal processo di modificazione del territorio rappresentano un tema che meriterebbe più attenzione. La domanda da porsi è: che cosa diventerà “scarto urbano” una volta che si esaurirà la funzione per la quale un particolare materiale urbano era stato pensato? Edifici, infrastrutture, impianti sono tutti elementi che, se dovessero esaurire prima o poi il loro scopo originario (e le cause potrebbero essere molteplici, dai cambiamenti climatici ai cambiamenti economici, ai cambiamenti sociali), si configurerebbero come veri e propri relitti urbani alla deriva. L’idea è quella di evitare a monte, e quindi già nella fase progettuale, il rischio che il nostro intervento un giorno diventi uno scarto; e quindi un investimento a vuoto di un enorme quantità di risorse e di energia. Per fare ciò si deve collocare l’idea di riciclo all’interno di un nuovo paradigma. Come già si fa per i materiali da costruzione, anche il progetto dell’architettura dovrebbe occuparsi del possibile riutilizzo dell’edificio con funzioni in parte o completamente diverse da quelle per cui era stato progettato. L’ambizione è che già all’interno del progetto siano contenute le strategie per un futuro riutilizzo. In un’ottica di circolarità, non bisogna quindi trascurare i cambiamenti che si imporranno ai progetti e le mutazioni cui saranno soggette nel tempo le relative realizzazioni, favorendo la capacità di resilienza, adattamento e modulazione di spazi pubblici, privati e ambienti domestici, all’interno di un panorama soggetto a mutamenti anche rapidi, in termini di funzionalità, fruizione e fruitori.
Obiettivo 13:LOTTA CONTRO il CAMBIAMENTO CLIMATICO

Obiettivo 13:LOTTA CONTRO il CAMBIAMENTO CLIMATICO

Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze
La lotta al cambiamento climatico si dispiega, nella nostra Regione come in tutto il pianeta, su diversi fronti, alcuni più critici di altri, sebbene tutti importanti. Il primo obiettivo che può essere efficacemente perseguito da architetti, pianificatori, urbanisti e paesaggisti è quello della decarbonizzazione dell’ambiente costruito, attraverso una drastica riduzione delle emissioni climalteranti legate all’intero ciclo di vita di edifici e porzioni urbane. Ancora una volta si tratta di pianificare con attenzione e competenza l’uso delle risorse materiali ed energetiche, privilegiando, ad esempio, la filosofia del chilometro zero.
 
Obiettivo 14: LA VITA SOTT

Obiettivo 14: LA VITA SOTT'ACQUA

Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine
Nei mari confluiscono tutti i corsi d’acqua. Risulta dunque necessario non solo mantenere i nostri corsi d’acqua liberi da inquinamento, ma soprattutto preservare le rive da cementificazione e da sigillatura.
Le aree ripariali e umide sono da tutelare e incrementare anche in ambito urbano.

 
Obiettivo 15: LA VITA SULLA TERRA

Obiettivo 15: LA VITA SULLA TERRA

Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, contrastare la desertificazione, arrestare il degrado del terreno, fermare la perdita della diversità biologica
È necessario adottare un approccio nello sviluppo in cui il governo del territorio non si avvalga più di azioni attuate a scapito della natura, ed eventualmente compensate, ma piuttosto adotti i processi naturali come guida e supporto per il mantenimento di spazi di vita e di lavoro attrattivi, sani, multifunzionali e resilienti.
Nelle decisioni relative al governo del territorio dovrebbe essere data priorità alla natura in quanto base della nostra esistenza. Il principio da perseguire è la salvaguardia e il ripristino degli ecosistemi, quali unità di base del funzionamento della natura e fornitori di servizi ecosistemici. In particolare, si dovrebbe promuovere una cultura della pianificazione che trovi il coraggio di rinunciare a nuovi interventi o di ridestinare aree precedentemente antropizzate al loro stato naturale, in particolare nei territori con elevato valore naturalistico e nelle alte quote.

 
Obiettivo 16: PACE, GIUSTIZIA e ISTITUZIONI SOLIDE

Obiettivo 16: PACE, GIUSTIZIA e ISTITUZIONI SOLIDE

Promuovere società pacifiche e più inclusive; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli
Nel processo progettuale, il rapporto con le istituzioni e le pubbliche amministrazioni è un argomento fondamentale che ha che fare con la cultura stessa del costruire. La qualità dell’ideazione e della costruzione è una questione di pubblico interesse perché capace di contribuire alla salvaguardia del paesaggio e al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Un coerente sviluppo progettuale deve recepire le esigenze di carattere funzionale, sociale e formale, poste a base della realizzazione dell’opera, garantendo il suo armonico inserimento nell’ambiente circostante. Nell’economia della progettazione le tempistiche e le modalità della fase autorizzativa sono fondamentali per la buona riuscita dell’operazione non solo in termini di sostenibilità economica. Istituzioni efficaci e trasparenti devono assicurare un processo decisionale reattivo attraverso procedure semplici e univoche, così da non gravare in maniera negativa sulle dinamiche progettuali. Iter autorizzativi lunghi e complessi, burocrazie fini a sé stesse e ridondanti hanno come conseguenza un elevato dispendio di energie e di costi che al giorno d’oggi non sono più sostenibili, perché vanno a riflettersi negativamente sulla qualità dell’opera, e di conseguenza sulla cultura stessa del costruire che, ricordiamolo, ha sempre un ritorno positivo o negativo sull’intera società.
 
Obiettivo 17: PARTNERSHIP per gli OBIETTIVI

Obiettivo 17: PARTNERSHIP per gli OBIETTIVI

Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile
Il mondo dell’Architettura, Urbanistica e Pianificazione del Trentino-Alto Adige, e più in generale l’intero sistema delle costruzioni, può supportare il partenariato mondiale attraverso alcune azioni mirate, ma di notevole potenziale.
Innanzitutto è possibile insegnare ed esportare il nostro modello territoriale, capillare e inclusivo, che attraverso la pianificazione e il rafforzamento di opportunità, servizi, infrastrutture e strutture aggregative, evita lo spopolamento delle aree più sfavorite e ne agevola lo sviluppo. In secondo luogo, la forte presenza di manodopera straniera nel settore edilizio, con una marcata provenienza dai Paesi in via di sviluppo, soprattutto se abbinata ad adeguati programmi di formazione, può rappresentare un’opportunità di crescita professionale per i lavoratori interessati, che, qualora fossero nelle condizioni di rimpatriare, potrebbero attuare un proficuo trasferimento di conoscenze tecniche in contesti meno evoluti. Infine, nelle importazioni di materiali e componenti edilizi dall’estero, a parità di condizioni ambientali ma anche economiche, si devono privilegiare i prodotti capaci di contribuire positivamente alla crescita di economie più fragili.
Nella gestione degli spazi e delle risorse, sempre più esigue e fragili, sono necessari approcci in grado di affrontare la complessità dei fenomeni, mescolando linnovazione tecnologica, con i valori percettivi, psicologici e simbolici che da sempre caratterizzano larchitettura. Nelle province di Trento e Bolzano sono maturate nel tempo molte esperienze virtuose in campo architettonico e della pianificazione e gestione del territorio sostenibile. Tali esperienze rappresentano un patrimonio che va diffuso e valorizzato attraverso partenariati di scambio culturale, sociale e tecnico, finalizzate a promuovere a livello globale lattuazione degli obiettivi di sostenibilità.
 
Il gruppo di lavoro delegato dai due consigli degli Ordini di BZ e TN è composto da:
Niccolò Aste, Matteo Bolgan, Virna Bussadori, Nicola Chiavarelli, Mauro Marinelli, Stefano Peluso, Giorgio Tecilla, Ingrid Tosoni, Anna Viganò, Tullio Zampedri

Deliberato dai consigli degli Ordini degli Architetti PPC delle Province di Bolzano e Trento a novembre 2023.
 
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